DORA BRUDER

Dora Bruder , l’ho terminato qualche sera fa.

Da sempre sono stata e sono interessata a questo tipo di argomento, devo dire però che sulle prime questa lettura mi ha lasciato un po’ così. Be adesso mi si dirà: ma Patrik Modiano con questo scritto ha vinto il premio Nobel per la Letteratura del ” 2014″, certo che sì, ciò non toglie che non mi ha lasciato, a primo impatto, ciò che mi aspettavo da questa lettura. E’anche vero che esco da libri completamente diversi, di narrativa e molto probabilmente anzi sicuramente il mio approccio non è stato quello giusto.

 

Dora Bruder

 

Dora Bruder

E’ il 31 Dicembre del 1941, sul ” Paris-Soir ” esce l’annuncio in cui si cerca una giovane di quindici anni scomparsa, la denuncia viene fatta dai genitori ebrei da tempo abitanti in Francia.

A distanza di quasi cinquant’anni P. Modiano, imbattutosi per caso in quell’articolo, pur non sapendo nulla della ragazza, ne rimane colpito e decide in tutti i modi di mettersi “sulle sue tracce”, tassello per tassello cerca di ricostruirne la storia, di capire perchè mai fosse scappata, di farsi una minima idea di come potessero essere state le sue giornate lontano da casa, lontano dai suoi.

Dalla nascita della ragazza, al suo essere stata deportata, dalle origini dei suoi, passo per passo ricostruisce ogni piccolo trasferimento o nuovo domicilio di quella piccola famiglia, la immagina per le vie di quella città da lui tanto conosciuta ed amata e che fu teatro delle drammatiche vicissitudini  di tanta gente derelitta e sfortunata come loro, quella città che aveva visto guerra ed occupazione e dove  ormai quasi nulla era più come prima.

Questa desolazione visse in quella città Dora nel periodo della fuga fino a che venne deportata ad Auschwitz col padre, nella prigionia la figura della giovane viene a perdersi con quelle di tantissime altre vittime.

Chissà se al Sacro Cuore di Maria dove era entrata nel 1940 si era fatta delle amiche! la domenica quasi sicuramente faceva visita ai genitori, quando venne l’obbligo di censire ogni ebreo, il padre non dichiarò la figlia,  forse pensava che  lì al collegio fosse al sicuro.

A partire dal 1942, gli istituti religiosi incominciarono a nascondere bambini ebrei, ma lei a quanto pare già c’era.

Il 13 agosto 1942 fu internata, dalle Tourelles, nel campo di Drancy….. quante domande ci si poteva porre!  l’avevano arrestata per strada, quale sarà stato il suo rifugio, come aveva potuto sopravvivere, cosa mai può aver fatto nei primi momenti della sua fuga, il collegio era vicino  la Stazione, fu per questo che le venne l’idea di fuggire?

Tanti, troppi interrogativi e tutti senza risposta!  E ancora, aveva deciso tutto da sola o con qualcuno, era uscita dalla città od era rimasta a Parigi? Era forse fuggita per amore ?

Il padre si decise a denunciarne la scomparsa solo tredici giorni dopo.

Il 14 dicembre 1941 Dora Bruder fugge, il 17 aprile del 1942 fa ritorno dalla madre, ma nulla si sa su di lei in  quel lasso di tempo intermedio, il vuoto più assoluto.

Dopo quest’ultima data scappa di nuovo, e ( altro dubbio ) forse fu presa poi per strada perchè non portava la stella? a molti giovani come lei, senza stella appunto, era successo in quello stesso periodo.

Comunque siano andate le cose, quasi sicuramente il 19 giugno 1942 venne fatta salire su di un cellulare con altre cinque ragazze della sua età.

A  Drancy arrivò il 13 agosto 1942, nella confusione, ritrova suo padre internato lì dal precedente marzo, il 18 settembre partirono entrambi per Auschwitz.

Diverso fu il destino della madre, per qualche giorno fu col marito, poi liberata in quanto nata a Budapest e come ebrea ungherese non ancora persona da deportare secondo le ordinanze vigenti al momento.

Chissà, forse avrà fatto visita a Dora Bruder quando si trovava alle Tourelles, e poi? altre congetture e nessuna risposta.

L’autore finisce col ricostruire fatto per fatto con una quasi morbosa curiosità, rovistando tra documenti personali, testimonianze, registri di polizia, indagando in tutto ciò che poteva nella speranza di trovare qualcosa.

Ripercorre passo passo i posti a lei abituali, entra negli edifici da Dora frequentati, va al suo collegio nel cui registro alla voce “data e motivo dell’uscita” è scritto: 14 dicembre 1941.

Il motivo? la fuga, e ancora se la immagina in ogni particolare, quasi la vede e materializza, la vede addirittura su un camion con il padre, mentre venivano deportati!

Conclusione:  se non ne avesse scritto,  di Dora Bruder non sarebbe rimasto nulla, sola un’ombra vagante tra le strade di Parigi!

 

 

 

 

 

 

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