Il padre

Il padre! Quanto li aveva amati quei figli! Si era sposato giovane con una donna che aveva il potere di tenerlo legato. All’arrivo del primo figlio papà Mulvaney si era spaventato, troppe e tante le responsabilità, ma poi tutto aveva filato per il verso giusto, Mulvaney aveva vissuto tutta la vita adulta accompagnata dalla maledizione del padre, e lui in compenso aveva cacciato la figlia non con una maledizione ma in nome dell’amore, e ne era pure convinto.

Il padre

Il padre

Quando Corinne si rese conto di come fosse la nuova abitazione e si lasciò andare allo sconforto a lui, il padre, non restava che andarsene, a bere se voleva, quanto voleva e con chi voleva, lontano da piagnistei continui, era stufo di sentirsi colpevolizzato per ogni cosa facesse, voleva vivere la sua vita in piena libertà.

Viveva dove capitava, lavorava dove e se poteva, in nero a ore, avrebbe voluto un posto da manager ma lui un manager non era più da tempo, la sua rabbia la sua furia aumentavano a dismisura. Era un operaio in gamba ma con un caratteraccio, voleva dare ordini ma non gli piaceva riceverli, e la salute precaria per le troppe sigarette per il troppo alcool per le troppe nottatacce non lo aiutavano di sicuro.

Perché aveva lasciato la moglie? quella donna era troppo buona per lui, non meritava il suo amore, lo stress di essere meritevole di quell’amore era diventato eccessivo, non poteva più sopportarlo.

Come non sopportava lo sfacelo in cui era caduto, lui, la sua fattoria l’intera famiglia, solo anestetizzandosi con l’alcool poteva a stento vivere alla giornata.

Una moglie diversa avrebbe potuto urlargli in faccia quello che era, un ubriacone un fallito un perdente, un rovina famiglia ma non Corinne non lei, per lui aveva perfino sacrificato Marianne, gliel’aveva allontanata, tolta dalla dolorosa e umiliante vista!

Questo era diventato: sposato non sposato, marito e padre ma non più, aveva portato con sé delle foto, se era sobrio non osava guardarle se ubriaco non ne aveva bisogno. Alle donne che incontrava, raccontandosi, parlava della sua vita come di un alto grande solo tradimento. Patrick era tra quelli che lo avevano tradito, e Judd….di loro poteva parlare ma non poteva non riusciva a parlare di lei Marianne, la sua unica adorata figlia.

L’amava più di tutti, lei che gli aveva fatto più male di tutti….e quando pensava….no era meglio non pensare, meglio farsi un altro drink.

Fu proprio alla Pagoda che mangiò con il figlio maggiore, alla fine dell’ Agosto del 1989 e fu anche l’ultima volta, sedettero in quell’umile locale e lo sforzo maggiore di tutta quella conversazione toccò naturalmente al figlio, quasi senza parole nel trovarsi di fronte a quello che era ed era diventato il suo caro padre, quasi non lo riconosceva.

Sì, si era fidanzato, si sarebbe anche sposato presto, no non aveva voglia di bere da quanto il padre si era portato dietro visto che il locale non serviva alcolici…pietà compassione incredulità era quanto lasciavano trapelare gli occhi del figlio, per il vecchio Mulvaney mantenere il buon umore in quella circostanza non era una cosa da poso, era anche tutto dolorante dopo una caduta del mattino, ma doveva sforzarsi doveva riuscirci, per lui per il suo caro figlio.

A un certo punto, quelle parole…

” Ehi figliolo, guardi tuo padre come fosse un cane o qualcosa di simile “…..no papà! E che diavolo….

E la cosa cominciò piano piano a degenerare, quando portò il discorso sulla madre_moglie, il padre , già poco attento e maldisposto, partì come si suol dire per la tangente, passò a tutt’altro argomento, era più che evidente che Corinne non doveva assolutamente entrare nella loro conversazione…dopo quella penosa, straziante cena era venuta ormai l’ora di darsi la buonanotte. Si rifiutò di farsi accompagnare ma, alla fine, c cedette e non rifiutò e nemmeno i soldi che il figlio gli aveva offerto.

Al suo risveglio, passata la sbronza, contando le banconote questo fu il suo primo pensiero, si era lasciato umiliare per poco o niente….i soldi avrebbero potuto essere ben di più…..