Sage ( Intenso come un ricordo )

Sage, si era venuta a trovare in una situazione a dire poco “strana”, Sage quasi senza accorgersene si era immessa in un vicolo in cui una volta entrati non è facile uscirne, anzi è più facile proseguire e andare avanti a rischio di fare brutte e spiacevoli scoperte.

Sage

Sage

Sarà la verità quella che le stavano raccontando o solo menzogne e poi a che scopo? no non poteva essersi inventata tutto, troppi dettagli troppi particolari e poi raccontati con tanta determinazione e convinzione, il fatto comunque che certe riprovevoli azioni venissero imposte non significava che Josef non avesse delle responsabilità, non lo liberavano certo dalle sue colpe.

Il motivo di tante brutture? il motivo di tanta cieca ubbidienza? quei giovani erano convinti che ubbidendo a lui ad Hitler, il futuro sarebbe stato diverso il futuro sarebbe stato migliore di quel presente che la Germania stava allora vivendo.

Ma non aveva paura del giudizio divino? voleva morire e dopo? come sarebbe stato giudicato dopo?….quando la tua esistenza è un inferno, la morte deve essere un paradiso, questo si rispondeva.

E fu così che Sage decide di andare a trovare la nonna, era una sopravvissuta a quello sterminio e qualcosa doveva certo sapere e  qualcosa in più avrebbe potuto scoprire chiacchierando con lei, ma ben poco in questa fase del raccontò ne uscì fuori da quella conversazione.

Ciò che prendeva i ragazzi seguaci di Hitler in quel periodo era una frenesia selvaggia, le azioni di distruzione sulle cose e sulle persone erano un messaggio forte e chiaro per fare capire che gli ebrei non avevano e mai avrebbero avuto un minimo potere economico sociale o politico su di loro, sui tedeschi.

Nella loro filosofia di vita lo scopo non era fare del male agli ebrei, ma difendere se stessi, in realtà il potere non è fare del male a chi è più debole di noi, ma pur avendo la forza di fare del male decidere di non farlo.

Il racconto che segue su quegli orrori è terrificante, quando venivano fatte le esecuzioni di massa quelli in fondo alla fila chiaramente vedevano cosa stava succedendo e nessuno scappava, erano molto troppo stupidi o semplicemente molto molto coraggiosi?

Molti di loro, dei tedeschi esecutori, impazzirono e più di una volta Josef fu sul punto di credere che stesse capitando anche a lui.

E’ colpevole un nazista nato in una nazione antisemita con un’educazione antisemita se da adulto uccide cinquemila ebrei? Certo che lo è….non c’è giustificazione alcuna.

Josef era ad Auschwitz,  si conobbero lui e la nonna?  ebbero qualcosa in comune ?

Alla fine Sage, in preda a mille domande e a mille quesiti, s’incontra con Leo Stein, la ragazza non riesce a tenere più a lungo solo per sè tutto quanto era riuscita a sapere e si apre si sfoga con lui, ma alla fine di tutto si arrivò a poco o niente, infatti non sarebbe stata sufficiente la sua confessione per consegnarlo alla legge, bisognava dimostrare che veramente era stato ad Auschwitz, ci sarebbe voluto un testimone oculare che fosse stato con lui al campo.

La chiave di tutto poteva essere solo la nonna che, come sappiamo, non parlava per niente volentieri di quel periodo e di quell’esperienza, non solo, non sapeva neppure nulla di Josef Weber o come diavolo si chiamasse, ed era sempre più riluttante a farlo, quella donna non aveva mai parlato della sua esperienza durante la guerra, non per questo ne aveva dimenticati i dettagli, ma proprio perché li ricordava tutti uno a uno per filo e per segno, Minka in realtà voleva essere certa che figli e nipoti non dovessero soffrire la sua stessa maledizione.

Da questo momento in poi inizia la parte più bella più vera e cruda del romanzo, la chiave di tutto o quasi sta nelle parole di questa donna, nel suo racconto sta un pezzetto di storia e vita vissuta..